Si diploma all’Accademia di Belle Arti di Brera ed è allieva di Luciano Minguzzi e Giancarlo Marchese. Laureata in architettura al Politecnico di Milano si specializza alla scuola Ortofrenica dell’Università Cattolica di Milano con ricerca sulla manipolazione di materiali plastici.
Tiene, per questa Università, corsi sulle “tecniche espressive” in varie città d’Italia. Insegna Educazione Artistica, in particolare presso la Fondazione Don Gnocchi di Milano.
Ha esposto in varie ed importanti gallerie d’arte come “Tres” di Milano e “La Filanda” di Verano Brianza oltrecchè in importanti sedi espositive come il Castello di Melegnano, Sala Pagano di Voghera, Castello Isimbardi di Castello d’Agagna, Galleria Allegri di Mede e Palazzo Broletto di Pavia.
Lavora a Milano dove hanno luogo le sue prime esposizioni.
La preparazione della pietra leggera, un agglomerato a base silicea e fibre vegetali, fornisce alla scultrice uno strumento espressivo che riesce a soddisfare le richieste della sua arte.
Nasce al Naviglio di Milano in Porta Ticinese la “Chiave di Volta”, negozio d’arredamento e Galleria d’Arte in cui crescono i “Parea Scultori” nel momento in cui attorno ad Emilia cominciano a lavorare anche i figli Roberto, Cesare e Filippo e la nuora Elisabetta De Venuto.
La loro produzione artistica, oltre all’arredamento, è ancora ancorata ad uno stile figurativo che si sta rapidamente evolvendo verso un’astrazione memore degli esempi vedi Arturo Martini e Marino Marini.
Alla Chiave di Volta ha luogo l’incontro con la poetessa Alda Merini, che abita poco lontano e che diventa assidua frequentatrice della Galleria, ove si ferma spesso a dettare le sue composizioni poetiche, dedicandone molte ad Emilia, che chiama Bianca e alla sua famiglia.
Gli anni di insegnamento, la successiva lunga malattia del marito distolgono Emilia dalla manualità caratteristica della sua attività artistica, avvicinandola però all’arte digitale che si può realizzare a tavolino. La copiosa produzione, che ne risulta, raggiunge momenti di altissima ispirazione nel momento in cui Emilia illustra numerose poesie di Alda Merini, che diventano il filo conduttore di una attività condotta sempre ad altissima tensione.
La scomparsa del marito spingerà la scultrice a lasciare il mondo virtuale per riavvicinarsi ad un supporto concreto, un ritorno che le permetterà di scoprire il polistirene, che diventerà il suo tramite espressivo di elezione. Emilia affronta il nuovo materiale con la forza selvaggia del fuoco e degli acidi, aprendo squarci profondi lungo desertici paesaggi, che presto si animano di un robusto cromatismo che ne sottolineano tutte le asprezze e la solitudine.
Oggi l’artista si sta avviando verso una polimatericità che ne arricchisce il il lessico espressivo, attenuando la violenza iniziale, per una più mediata traduzione della propria arte attraverso il filtro di una ricerca estetica che domina ogni eccesso istintivo.
Negli ultimi anni collabora ed espone condividendo le esperienze artistiche del Gruppo 7 composto danGabriele Armellini, Gianni Bailo, Pietro Bisio, Nicolò Calvi di Bergolo, Tiziana Prato, Emilia Rebuglio, Luigi Rossanigo, Gianna Turrin.
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